TRACT LE ARTI A GENOVA E IN LIGURIA - n. 12 - 25/06/2001

TRACT: arti visive a Genova e in Liguria
a cura di Sandro Ricaldone
lettera n. 12 - 25 giugno 2001


G8: GENOVA CITTA' MUTA
UNIVERSITA': MASTER IN MONOPOLIO
7° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI POESIA
NIGHTINGALE LOVE TWO TIMES
GREGORIO DE FERRARI ALLA FONDAZIONE SCHIFFINI
PERFORMANCE DI VANESSA BEECROFT A PALAZZO DUCALE
SERGIO RONI: FRAMMENTI DELLA MEMORIA
DALLA GOLA DEL LEONE
MARIO BOSELLI, PIERO RAFFA E NUOVA CORRENTE
FOLLIE MUSIVE
NODO ALLA GOLA



      tract: arti visive a Genova e in Liguria

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CITTA' MUTA

Muta, Genova lo è ormai da qualche decennio. Per trovare qualche forma di manifestazione popolare bisogna risalire al 30 giugno '60, o forse più indietro ancora. All'appuntamento del G8 la città arriva di malavoglia, divisa fra chi - come le istituzioni locali - vuole puntare su questa vetrina per un rilancio dell'immagine della città e chi paventa disordini e danneggiamenti. La struttura di missione, incaricata di organizzare l'evento, non ha saputo dare concrete risposte alle richieste di spazi, accoglienza e libertà di manifestare avanzate dalle organizzazioni aderenti al Genoa Social Forum, anche a motivo della lunga fase elettorale che ha bloccato le decisioni a livello governativo.
Da parte dei contestatori del vertice si sono per contro registrate non poche rigidità ed affermazioni scarsamente rassicuranti, per cui si può prevedere che la politica di dialogo inaugurata recentemente dal nuovo Ministro degli Esteri non potrà dare frutto. L'idea, poi, che un'esigenza di sicurezza (o, in altri termini, che la volontà di soggetti contrapposti di mettere in scena i rispettivi "cerimoniali") conduca a "sospendere" la vita di una comunità urbana per alcuni giorni, non si presenta gradevole e non è, a rigore, neppure tollerabile.
Ancor meno tollerabile è però l'inesistenza di un dibattito capace di coinvolgere quelli che nel gergo giornalistico vengono usualmente definiti "vasti strati della cittadinanza" sui temi che verranno affrontati nel vertice. Il problema non può essere monopolizzato nè dalla classe di governo nè dai suoi avversari dichiarati. Il fenomeno della globalizzazione (che sembra riconducibile alla brusca accelerazione di tendenze comunque già in atto) ha aspetti di complessità e ambivalenza tali da non consentire conclusioni apodittiche, o comunque precostituite. E se, giustamente, l'attenzione si appunta sugli aspetti problematici - ipersfruttamento, lavoro minorile, eccesso di potere delle multinazionali, migrazioni, destabilizzazione delle economie locali, omologazione culturale ecc. - non va dimenticato che questi si inquadrano in scenari preesistenti.
Sul tema si sono espressi, in ambito cittadino e con accenti diversi, la Chiesa, con i ripetuti interventi del Cardinal Tettamanzi, gli industriali, con le inattese aperture di Edoardo Garrone, e persino il Rotary Club, che ha organizzato a marzo un Convegno su "Etica e globalizzazione". Assenti, o quasi, dalla scena le istituzioni territoriali (Comune, Provincia, Regione), al cui atteggiamento già s'è accennato. Ma la vera debâcle riguarda l'intellighenzia della città, dal corpo universitario alle fondazioni culturali, agli intellettuali ed agli artisti, con poche eccezioni individuali. Non si trattava di resuscitare la stagione dell'"engagement" e neppure di mettersi in gioco più di tanto. A ribaltare il quadro non è sufficiente una premessa tirata per i capelli ad una mostra pure di un certo interesse (Globe, la torre di Babele, allestita - in modo del tutto isolato dal Museo di Villa Croce).
Il fatto che non sia stata avvertita (e affrontata) la necessità di creare spazi liberi di confronto e di offrire stimoli all'approfondimento, costituisce una vera e propria abdicazione. Che probabilmente c'era già stata, solo non ci si faceva caso.







UNIVERSITA': MASTER IN MONOPOLIO

Qualche giorno fa' Vittorio Coletti ha sollevato, sul supplemento locale de "La Repubblica", il problema del finanziamento delle Facoltà umanistiche genovesi, cui - per natura - non sarebbe dato di sostenersi con le modalità praticabili dalle Facoltà scientifiche, grazie a ricerche condotte per Enti ed Imprese.
Oggi sull'argomento ritorna Francesco De Nicola, con una proposta decisamente sconcertante.
In sostanza De Nicola vorrebbe che gli Enti pubblici genovesi intenzionati "a svolgere una qualunque iniziativa culturale" si rivolgessero all'Università, "dove operano decine di studiosi e ricercatori, ciascuno con una propria storia scientifica di prestigio spesso internazionale" (!?) per instaurare "legittime forme di collaborazione ... che da un lato consentirebbero di accrescersi alle magre risorse finanziarie accademiche e dall'altro offrirebbero al committente la garanzia scientifica delle manifestazioni", evitando che "le centinaia di milioni necessari per organizzare nella nostra città una mostra di risonanza mondiale o un festival di poesia finiscano nelle tasche di privati cittadini".
Gli obiettivi polemici di De Nicola sono sin troppo trasparenti e, in quanto tali, almeno parzialmente condivisibili.
La sua trovata, invece, non lo è per nulla.
Non si comprende su quale assioma il Prof. De Nicola (che insegna, o insegnava, letteratura italiana nella Facoltà di Lingue e Letterature straniere) possa fondare l'idea che un Professore o un Dipartimento universitario risulti più qualificato di un "appassionato", "sconosciuto o troppo conosciuto" che sia, nell'allestimento di pubbliche manifestazioni.
Se anche un docente universitario fosse per definizione (cosa che peraltro l'esperienza non conferma) versato nell'organizzare convegni, curare riviste e allestire mostre, non si vede perchè la misura (la cui scarsità è tutta da provare) dei finanziamenti all'Università debba aprirgli una corsia privilegiata nella predisposizione di iniziative pubbliche, consentendogli di fatto di esercitare una sorta di monopolio sulla cultura cittadina.
Non coglie il Professor De Nicola il dubbio che, essendo de facto l'Università una istituzione chiusa, alla quale si accede per cooptazione, sia opportuno preservare qualche margine di apertura e di creatività, se non di competizione (che il D.U., date le sue credenziali, dovrebbe vincere a mani basse)?
Non ci si illude che l'Università italiana arrivi ad accogliere nei propri ranghi (come all'estero accade) personalità che "sul campo" abbiano acquisito competenze e recato apporti estranei alle consuetudini filologiche che si vogliono elevare a dignità scientifica.
Ma, per contro, va sottolineato come l'esclusiva rivendicata da De Nicola renderebbe assai difficile, per non dire improbabile, l'emergere di nuove tendenze artistiche e letterarie.
Se l'esigenza d'autofinanziamento si rivelasse davvero imprescindibile suggeriremmo all'interessato di instare, de iure condendo, affinché i testi adottati a supporto dell'insegnamento vengano redatti a cura delle Facoltà, che potranno così incamerarne i diritti in luogo degli attuali "privati" beneficiari.
Mettere in cantiere master, corsi di perfezionamento, conferenze ad esclusivo beneficio delle Facoltà, sarebbe poi del tutto agevole per chi è già stipendiato a tempo pieno.
Probabilmente è sfuggito al Prof. De Nicola che, in sede nazionale, molti dei suoi colleghi (da Calvesi a Crispolti, a Bonito Oliva per non citare che i più adusi) da tempo si occupano di allestire manifestazioni.
Non sappiamo se questi, in veste di docenti universitari, siano o meno legittimati ad intascare "centinaia di milioni".
Ma, per tranquillità del nostro interlocutore, non ci asteniamo dal testimoniare che - personalmente - in quindici anni di attività non priva di riscontri accademici abbiamo ricevuto da enti pubblici e da privati, a titolo di compenso per l'allestimento e/o la presentazione di più di cento mostre, la complessiva somma di sei milioni e mezzo di lire, al lordo delle tasse (regolarmente corrisposte).
Cifra che non basta, forse, a pagare un solo mese di stipendio ad un professore universitario, anche se appartenente alle diseredate facoltà umanistiche .



> Testo dell'intervento del Prof De Nicola su "La Repubblica - Il Lavoro"

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7° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI POESIA

Dal 2 al 5 luglio al Teatro della Corte di Genova, avrà luogo la seconda parte del 7° Festival Internazionale di Poesia, ideato e organizzato dal Circolo dei Viaggiatori nel Tempo e diretto da Claudio Pozzani.
Gli spettacoli sono ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti (1000), con inizio alle 21.30.
Il titolo di questa rassegna è Fuck Art Let's Dance - l'altrAmerica tra Beat e Porte di Percezione e annovera grandi nomi della controcultura americana.
Si parte il 2 luglio con uno degli ultimi protagonisti della Beat Generation, Lawrence Ferlinghetti, che sarà accompagnato dal chitarrista Marco Parente.
Il 3 luglio sarà la volta di una delle esponenti più carismatiche della letteratura al femminile, Diane Di Prima, grande performer e simbolo delle lotte per i diritti delle donne, accompagnata da Luigi Grechi, uno dei più importanti folksinger italiani, fratello del più celebre Francesco De Gregori, per il quale ha scritto molte canzoni, e da Steven Taylor, musicista e performer del giro californiano.
Il 4 luglio saliranno sul palco due personaggi che non hanno bisogno di presentazioni: Ed Sanders, fondatore del mitico gruppo dei Fugs, giornalista d'assalto, poeta e performer "caustico" e Joanne Kyger, poetessa e scrittrice notissima in America.
Infine, il grande clou con il tributo poetico e musicale a Jim Morrison, con la partecipazione straordinaria di Ray Manzarek, tastierista dei Doors, che ha scelto il Festival di Genova come unica tappa europea (a parte la "doverosa" Parigi). Ray Manzarek suonerà dal vivo i più grandi successi dei Doors, e accompagnerà la voce di Jim Morrison tratta da una rara registrazione del 7 dicembre 1970, quando affittò uno studio di registrazione per recitare le sue poesie. Artisti e poeti si alterneranno sul palco per recitare alcune poesie di Jim Morrison.



> Circolo Viaggiatori del Tempo: il Portale della Poesia

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NIGHTINGALE LOVE TWO TIMES

Lunedì 2 luglio pinksummer inaugura una mostra dell'artista svedese (Helsingborg 1968) noto, fra l'altro, per le partecipazioni alla Berlin Biennale 2001 e alla Skulptur-Biennale 1999 im Munsterland.
Håkansson presenta nello spazio di Via Lomellini animato da Antonella Berruti e Francesca Pennone un'installazione sonora.

Intervista pinksummer - Henrik Håkansson:
Probabilmente non esiste la natura in sé, ma solo la natura pensata; la natura in sé è una mera astrazione. Il mondo fisico è sempre lo stesso, mentre la storia ci consegna tante idee di natura, speculari ai differenti concetti di scienza e morale dei tempi. Qual è la tua idea di natura?
Oggi, lunedì, piove, forse tutto questo rimanda alla natura: una suggestione come l'ambiente che ovunque e in ogni istante circonda e include lo spazio dentro al quale noi siamo parte della vita in generale. E poi è anche una parte di quello spazio che perdiamo alla velocità di circa 10 campi da football.
Può essere che ogni idea di natura rappresenti lo zeitgeist di un particolare segmento di storia?
Non sono troppo sicuro della domanda, comunque risponderei si. Durante un'intervista con Daniel Birnbaum hai detto: "Io sono l¹unico punto di partenza. Ogni cosa è vista dal mio punto di vista, tutto muove da ciò che voglio vedere". Cosa significa?
Semplicemente che sto provando a trarre delle esperienze, a sperimentare.
Il tuo lavoro è stato scelto da Okwui Enwezor per "Mirror's Edge" una mostra basata sull¹idea contemporanea di confusione tra realtà e finzione; eri anche in "The Greenhouse effect" curata da Ralph Rugoff e Lisa Currin lo scorso anno alla Serpentine Gallery di Londra, nella quale 16 artisti contemporanei (tra i quali Olafur Eliasson, Tom Friedman, Yutaka Sone) hanno lavorato sull¹idea di Joseph Beuys che pensava l¹artista come mediatore per unire i mondi antitetici di natura e cultura. Cosa pensi circa queste differenti interpretazioni del tuo lavoro?
Di fatto non ci ho mai pensato, ma entrambe le idee mi piacciono.
Cosa pensi del concetto di giardino?
Il mio giardino è semplicemente la natura selvaggia.
Hai detto di te di essere "un entusiasta amatore" significa che il tuo approccio con la natura è di tipo romantico. Che differenza c'è tra l¹approccio scientifico e quello artistico: entrambi non muovono dalla fascinazione?
Sì, non so, ma sì.
Per creare i tuoi ecosistemi popolati da piante e insetti e per spiare la vita degli animali usi sofisticati apparecchi tecnologici; La scienza offre un nuovo modo di avvicinare la natura? Infine l¹uomo è riuscito a costruire una reale giungla finzionale per il soffitto di una stanza "After forever (ever all)" senza l¹aiuto della pittura.
Certo, ma si tratta di un¹illusione: è un po' come un film.
Non riesce tanto facile pensare al tuo "Sleep", film incentrato sul riposo dell¹anaconda gigante, secondo i canoni di un'estetica alla Grande Fratello. Hai visto "The Bugs Life"?
Credo di sì, ma mi sembra ne fosse uscito anche un altro dal titolo "The Ants" di cui ricordo solo che era triste.
Cosa presenterai da Pinksummer?
Farò due tracce sonore lavorando sul canto di due differenti uccelli: l'usignolo luscinia luscinia e il comune usignolo Luscinia megarhynchos entrambi semplicemente chiamati usignoli. Il primo è stato registrato in Svezia, l'altro a Genova. I suoni saranno usati per produrre un disco con due lati di canti d'amore; l'installazione prevede che i suoni vengano ascoltati contemporaneamente. Questo sarà il mio secondo disco prodotto per essere distribuito liberamente ed è parte di un progetto che implica differenti aspetti di variazioni comunicative e atmosfere.



> Henrik Håkansson in Gravità zero - Roma, Palazzo delle Esposizioni 2001
> Installazione di Henrik Håkansson alla Berlin Biennale 2001
> pinksummer

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GREGORIO DE FERRARI ALLA FONDAZIONE SCHIFFINI


Nell'ambito delle rassegne dedicate all'arte moderna, a "Viaggio in Italia", la pletorica mostra in corso a Palazzo Ducale sino a fine luglio, si è aggiunta da qualche giorno un'esposizione curata da Piero Boccardo, che - in collaborazione con la RAS, per la quale aveva curato nel 1999 una pubblicazione sull'argomento - ha ordinato a Palazzo Rosso una scelta di fogli di maestri italiani appartenenti alla collezione del Museo. La sorpresa viene dalla Fondazione Schiffini che inaugura la propria attività con una mostra di opere Gregorio De Ferrari a Palazzo Durazzo Brignole (in piazza della Meridiana) che sarà visitabile fra il 12 luglio e il 14 ottobre.


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PERFORMANCE DI VANESSA BEECROFT A PALAZZO DUCALE

Martedì 3 luglio (h. 18-21) nella sala del Maggior Consiglio Vanessa Beecroft presenta VB48, una performance prodotta da Lia Rumma, Massimo Minini e Deitch Projects. Dopo il clamore dell'annuncio, a febbraio, una vigilia stranamente silenziosa.

dal comunicato stampa:
The subject matter was conceived for the occasion of the political event to be held in Genoa, the city in which Vanessa Beecroft was born.
On the occasion of the return to her hometown, the piece is intended to be a self-portrait. A formation of 30 women will be displayed at Palazzo Ducale in the sala del Maggior Consiglio for the duration of three hours. The stark uniformity between the models and the space comes out of Vanessa Beecroft's background as a painter and her allegiance to monochromatic compositions.
The purpose of this project is to broadcast this portrait to an international audience of media, as the performance should result in one of Vanessa's most spectacular and memorable exhibits.
A group of works from this performance will be auctioned on december 6, 2001 in Paris to benefit the International Committee of the Red Cross (ICRC), a private organization that helps victims of war.


> VB48: i dati dell'evento
> VB48: il video della performance su kwArt
> Il backstage su mytv
> VB48: intervista di Paolo Vagheggi a Vanessa Beecroft
> Intervista a Antonella Berruti e Francesca Pennone su Mentelocale
> "Una performance fuori luogo" di Norma Jeane
> Il sito di Vanessa Beecroft

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SERGIO RONI: FRAMMENTI DELLA MEMORIA

Giovedì 5 luglio alle 18 Studio B2 inaugura una mostra di opere su su carta di Sergio Roni (Lucca 1952).
Del suo lavoro Prisca Straub ha scritto:
"Disegno, scrittura o graffito? Un radicale minimalismo di forma e di significato a mezza strada fra segno e arabesco, i disegni di Sergio Roni sono strutture ridotte all'essenziale: graffiano la superficie del foglio, si aggrovigliano all'interno dello spazio pittorico, si interrompono di colpo, si sovrappongono, eludono l'osservatore.
Sono l'illustrazione di un paradosso e prendono a soggetto il non-luogo, il non-oggetto. Un ritorno a materiali semplici e insieme, una fuga ai confini dell'esprimibile, forse un gesto di rifiuto".


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DALLA GOLA DEL LEONE

In corso nello spazio di Caterina Gualco in Via Nino Bixio 2/6 Sc. Sx, una mostra a cura della rivista "Silere".
Scrive Massimo Innocenti:
"Si entra da un corridoio e dove finisce lo sguardo ci si imbatte in un "cantiere". Sul lato due porte che si aprono in un ampio spazio; di fronte, perpendicolari alle due porte, due finestre; la luce entra con forza. La sala è grande.
Dal centro della stanza si vedono le cose: in una parete dove la luice si incontra con l'angolo, un paesaggio, nel lato opposto il riflesso è radente e due forme cristalline si adagiano in un matrimonio di luce.
Nel centro, dove il muro divide la stanza, un segno si estende sulla parete con frammenti di un mosaico in-finito.
La superficie del locale si appoggia negli angoli come un cerchio. Lo spazio ha un senso elicoidale: la proiezione dell'area delle stanze si stacca verso l'alto trovando i suoi punti nei limiti estremi dei frammenti delle opere. In parallelo alla proiezione la linea d'orizzonte trova il suo punto di fuga nel centro del fondo del "pozzo". L'armonia è in alto e traccia circolarmente un segno nuovo, parallelo ma diverso, e come una linea sottile si slancia verso l'esterno... Così saranno strappati dalla gola del leone quei pezzetti salvati".
Istruzioni per l'uso: guardare, non leggere.


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MARIO BOSELLI, PIERO RAFFA E NUOVA CORRENTE


La Fondazione Mario Novaro ha dato alle stampe un quaderno a cura di Stefano Verdino, dedicato alla figura di Mario Boselli, fondatore di Nuova Corrente, la più importante rivista di studi letterari pubblicata in Liguria nella seconda metà del '900.
Intanto Piero Raffa, che sulle pagine della rivista genovese proponeva negli anni '60 ricerche sull'estetica sematica, ha pubblicato presso l'editore Luigi Ponzio il volume "Il ritmo della poesia: Proposte per una ritmica integrativa della Metrica", presentato il 9 maggio scorso all'Università di Pavia, con gli interventi di Alida Fliri e Giorgio Cusatelli.


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FOLLIE MUSIVE


Se, fra i benefits veri e presunti del G8, si possono contemplare con qualche soddisfazione i restauri (o rifacimenti?) della facciata di Palazzo Doria Spinola, sede della Prefettura, sicuramente più accettabili degli interventi chiassosi a suo tempo realizzati su Palazzo San Giorgio, non si può invece rimanere inerti di fronte al massacro perpetrato in Galleria Mazzini con la complicità di uno scultore pur di grande statura come Francesco Somaini.
L'idea di decorare una galleria ottocentesca con mosaici d'impronta informale non è perversa ma semplicemente stupida. A chi l'ha patrocinata andrebbero sollecitamente imposti la riduzione in pristino e il rimborso di ogni spesa.


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NODO ALLA GOLA

Si inaugura il 30 giugno (17,l30-20,30) al ristorante BARAKA' (Via ai Quattro Canti di San Francesco 40 R.) "Nodo alla gola", esposizione delle cravatte d'artista dalla collezione di Antonella e Fabrizio Boggiano.
Sabato 7 luglio cena a base di pesce e crostacei pensata dallo Chef Angelo Pregoni sul tema delle cravatte. Nell'occasione verrà girato un video, visibile nel locale sino al successivo 15 luglio.


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