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30 aprile - 30 giugno 2012



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Appello in difesa del Museo dell'Accademia Ligustica di Genova


Denunciamo il pericoloso tentativo di smembrare la collezione storica dell’Accademia Ligustica per pagare i debiti di gestione di una delle più antiche accademie d’Italia. Sconcerta leggere in un articolo recente (Il Secolo XIX, domenica 8 gennaio 2012, pag.13) di un progetto di vendita dei quadri del Museo dell’Accademia Ligustica rapportandolo nel titolo alle condizioni di mancata manutenzione dell’edificio da parte del Comune, mentre, come emerge dal contesto dell’articolo, si tratta di fare fronte a un milione e mezzo di debito lievitato negli anni per la gestione della Scuola.
Fondata nel 1751, l’Accademia Ligustica di Belle Arti possiede una ricca collezione di quadri esemplificativa dell’arte ligure dal ‘400 ai giorni nostri strettamente connessa al ruolo didattico dell’Accademia stessa. Una raccolta unica, che rispecchia, anche nelle sue modalità costitutive, la storia della città. La collezione costituisce una delle più omogenee e complete raccolte d’arte in Liguria dalle origini al XX secolo ed è il risultato di una serie di donazioni succedutesi nel tempo.
L’Accademia è collocata in un punto strategico della città, nella centralissima piazza De Ferrari. Questo consente al visitatore di aggiornarsi in poche ore sulla qualità dell’arte ligure e delle presenze artistiche a Genova visitando, oltre al Museo dell’Accademia, anche i vicinissimi Palazzo Ducale e Chiesa del Gesù, dove sono conservati, oltre alle opere delle maestranze locali, dipinti di Rubens, Guido Reni e Simone Vouet, realizzando così uno straordinario minitour culturale intorno alla fontana di piazza De Ferrari.
Questa possibilità e la sopravvivenza del più antico museo di Genova, un elemento estremamente significativo nel patrimonio storico culturale cittadino vengono ora minacciate - come si ricava dal suddetto articolo - dal progetto di vendita e ancor più dal possibile smembramento di parti della collezione. La possibile vendita di un certo numero di quadri alla Fondazione Carige, può preludere, per quanto ci risulta, a una ulteriore, successiva dispersione all’interno delle collezioni comunali delle opere del Museo. Ciò al fine di poter disporre dell’immobile da parte del Comune, proprietario dello stesso.
Il Consiglio d’Amministrazione ha di recente cambiato lo Statuto (che dichiarava espressamente inalienabile il patrimonio museale) ritenendo in tal modo di poter vendere alla Fondazione Carige un consistente numero di opere di pittura prevalentemente seicentesca e di grande interesse culturale.
È stato sostenuto che le opere fossero state affidate all’Accademia senza una precisa intenzione museale ma il documento stesso di richiesta della istituzione del Museo da parte del Marchese Durazzo (1828) smentisce questa impostazione.
Questa discutibile vendita è addirittura presentata come un’opera di “moderno mecenatismo” ed avviene nel silenzio delle Istituzioni cittadine che hanno delegato all’Accademia l’insegnamento artistico della Regione.
Sorprende che tale operazione si stia svolgendo in modo riservato senza un chiaro dibattito pubblico dove tutte le parti interessate, ivi inclusa la Soprintendenza per i Beni artistici e Storici della Liguria e la Soprintendenza Regionale, esprimano chiaramente la loro posizione assumendosi tutte le responsabilità del caso.
Sorprende inoltre che una Fondazione dell’importanza della Carige - che ha come scopo quello di aiutare e incrementare i valori culturali e artistici della città - non abbia ad esempio valutato la possibilità di una limitata acquisizione solo in comodato di uso pluriennale (anche novantennale e rinnovabile) che non smembrerebbe la integrità di una raccolta storica di questo valore e metterebbe in rete Fondazione e Accademia. Una tale soluzione permetterebbe d’altra parte di non incorrere in interrogativi sulla possibile illegalità della vendita del patrimonio artistico di un ente culturale dell’importanza e della storia dell’Accademia Ligustica. Una vendita che, come sopra riferito, contrasterebbe con il significato e le prescrizioni delle donazioni ricevute e non appare neppure legittimata dalla ambigua variazione dello Statuto.
Circola inoltre la voce che dopo la vendita il Comune stesso acquisirebbe le altre opere per arricchire le collezioni comunali suddividendole tra i vari musei, per potere riacquisire l’immobile dell’Accademia di sua proprietà.
Sorprenderebbe in questo caso la incapacità delle Istituzioni e dei responsabili della gestione culturale dei beni cittadini di comprendere il significato di una storica presenza, la straordinaria opportunità espositiva offerta dal Museo dell’Accademia e il ruolo della sua centralissima collocazione.
Quello che in altre città apparirebbe come un bene prezioso da mantenere nella sua integrità e da difendere, verrebbe qui disperso in maniera certo non lungimirante e in completo contrasto con le battaglie sostenute per la centralità e l’intangibilità del patrimonio culturale e artistico nella coscienza civile e nell’immagine del nostro Paese.
A fronte di questi pericoli si richiede l’intervento e l’attenzione delle istituzioni culturali e museali a livello nazionale e internazionale e l’attenzione di importanti istituzioni di volontariato quali “Amici dei musei”, “FAI” , “Italia nostra” e consimili.
E’ chiaro a tutti che questo documento è presentato nell’auspicio di un franco e aperto dibattito pubblico che possa favorire più confacenti soluzioni per risolvere i problemi dell’Accademia.

Comitato spontaneo per la difesa dei beni culturali della città